Creare qualcosa di bello partendo da quello che c’è già: così le gomme esauste delle biciclette diventano stilose cinture, pezzi unici creati artigianalmente, a impatto quasi zero. Ci racconta questa brillante idea Maurizio Lemani, il creatore di Cingomma. Un cognome che è tutto un programma: non a caso la manualità è al centro della sua filosofia imprenditoriale.
-Maurizio, come ti è venuta l’idea di riciclare le gomme delle bici per trasformarle in cinture?
-L’idea nasce dai nostri nonni che utilizzavano fantasia, manualità e ingegno per risolvere qualsiasi problema. Non potendo acquistare una cintura la crearono con il copertone di bicicletta ormai inutilizzabile risolvendo sia il problema di tenere su i pantaloni sia il problema della mancanza di fondi per acquistarla. Erano anni in cui non si pensava alla salute del pianeta e al problema dell’inquinamento, ancor meno si pensava all’eventualità di inventarsi un lavoro creando cinture con i copertoni di bicicletta ormai in disuso. I tempi sono cambiati e questo progetto è riaffiorato grazie a loro, i nostri nonni, da cui prende esempio e ispirazione. Abbiamo però in ballo due diverse questioni: salvare il pianeta dai rifiuti e creare nuovi posti di lavoro. La cintura ricavata dal copertone di bicicletta non nasce perché non possiamo permetterci di acquistare una cintura, ma da esigenze diverse. Oggi abbiamo bisogno di creare dei posti di lavoro, salvaguardare il pianeta e tornare ad essere imprenditori di noi stessi, proprio come facevano i padri dei nostri padri.
-Quali sono i valori etici e ambientali del progetto?
-Diminuire i rifiuti usando principalmente materia prima di riutilizzo. Creare posti di lavoro artigianali. Tornare ad usare le mani anziché le macchine per creare un prodotto. Creare un profitto adeguato. Non vendere direttamente su internet per mantenere posti di lavoro che stanno scomparendo, come quello del rappresentante e del negoziante, e non far muovere il corriere per un solo articolo (che produrrebbe ulteriore inquinamento). Acquistare in loco i materiali di consumo per creare lavoro sul territorio in cui si produce, senza farsi influenzare dal prezzo inferiore. Creare laboratori artigianali a casa o vicino a casa per evitare l’uso dell’auto per recarsi al lavoro, evitando così nuovi contratti di consumo come luce e riscaldamento.
-Raccontaci la filiera produttiva, dalla materia grezza al prodotto finito, fino alla distribuzione…
Inizia tutto dalla ricerca delle materie “prime” derivanti dallo scarto (recupero pneumatici presso negozi riparazioni biciclette o centri di noleggio biciclette). Poi avviene la trasformazione delle materie in prodotto finito, presso laboratori artigianali “felici” in cui si esalta il ritorno al lavoro con le mani. Ricerca punti vendita al dettaglio tramite agenti che presentano il prodotto, non solo come novità o moda, ma anche come articolo unico che testimonia all’acquirente la sua causa positiva. Ogni cintura è numerata, la numerazione negativa che è indicata sull’etichetta testimonia quanti rifiuti sono stati intercettati prima di giungere nelle discariche. Il prodotto viene inviato al punto vendita da parte del laboratorio artigianale attraverso un corriere.
-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Creare una rete di artigiani in tutto il mondo che rimetta in vita materiali di scarto aderendo al principi di Positive Causes